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MOVIMENTO PER L'ABOLIZIONE DELLA LEVA OBBLIGATORIA MILITARE E CIVILE |
Obiezione di Coscienza e Servizio Civile di Leva
In queste brevi righe vorrei portare nel dibattito circa l'abolizione della
leva obbligatoria il particolare punto di vista di un obiettore di
coscienza che ha già svolto il servizio civile e che continua ad essere
attivo sostenitore della scelta nonviolenta. Particolare perché mi sembra
che pochi, anche nelle associazioni che più da vicino si occupano di
obiezione di coscienza, si siano resi conto dei rischi che presenta per al
scelta non violenta l'abbinamento, oramai quasi necessario a livello di
percezione sociale, fra obiezione di coscienza e servizio civile di leva.
Mi sembra che non si veda, o non si voglia vedere, come il fatto che
l'obiezione sia uscita dalla torre eburnea della testimonianza individuale
per divenire fenomeno sociale e politico di rilievo, grazie al servizio
civile, sia ora superato dal rischio che tale via entri nella morta gora
della routine quotidiana. Si corre il pericolo che la scelta politica ed
etica a favore della nonviolenza si appiattisca, confondendosi, sulla
scelta etica e sociale del servizio civile, perdendo capacità di incidere
politicamente in futuro. La gente riconosce ora sì l'importanza del
servizio civile, ma pochi sono consapevoli del valore dell'obiezione in sé,
e questo ne limita le potenzialità di impatto politico.
Tutto ciò è particolarmente grave soprattutto in prospettiva futura,
pensando ad una situazione in cui l'Esercito non avrà più tanto bisogno di
uomini quanto di mezzi, in primis finanziari: sgancerà allora il servizio
di leva e quello civile e l'obiezione, con il complesso di valori pacifisti
ed in qualche modo da "civil disobedience" ad essa collegati, oramai
sterilizzata nel servizio civile, non sarà più in grado di trovare forme
alternative per esprimersi. Gli è che il servizio civile si ricollega ad
un'idea di utilità sociale e di solidarietà che può fare a pugni con la
scelta di seguire la propria coscienza, da individui prima ancora che da
membri di una comunità. L'impegno sotteso al servizio civile è di tipo
etico-sociale, più facilmente accetto alla mentalità borghese che non
quello di tipo etico-politico implicito nella obiezione: il buon borghese
può accettare il servizio civile che produca utilità, ma preferisce
comunque eliminare qualunque problema di scelta eliminando la leva e
pagando le tasse perché il Sovrano si faccia il suo esercito, senza
apparentemente coinvolgersi con un impegno personale: è una forma soft di
disimpegno politico (ho sentito sostenere spesso la non violenza come
scelta di resa, di rifiuto del mondo pubblico, politico ed il servizio
civile come possibilità di scegliere il male minore con un impegno più
"privato", più sociale e quindi meno pubblico, politico: la nonviolenza
invece ha per me una dimensione eminentemente politica, chiede l'azione
politica non il rifugio nel sociale). L'obiezione chiama in causa questo
impegno politico, che rimane ed anzi si rafforza se non deve esprimersi
nella scelta relativa alla leva, ma nelle scelte politiche dell'obiettore
come cittadino in grado di influenzare le scelte pubbliche. Con
l'abolizione dl servizio di leva l'obiezione potrebbe in prima battuta
risentire di un colpo di frusta negativo, in termini di percezione
dell'opinione pubblica dei valori nonviolenti, ma questo solo se si leva
troppo al servizio civile. Deve prendere piede l'idea che servono nuove e
diverse forme politiche di espressione su cui puntare prima che l'obiezione
di coscienza sia "annegata" dal servizio civile, ad esempio l'obiezione
fiscale alle spese militari.
Del resto non vedo perché preferire un modello di esercito di leva ad uno
di professionisti: si tratta non dissimilmente di due forme di
organizzazione della violenza, cui anzi si aggiunge, in quello di leva, la
violenza costituita dalla costrizione, dalla compressione della libertà di
scelta. In quanto obiettori dovremmo ritenerli due modelli perlomeno
indifferenti, a meno che non si vogliano identificare le posizioni degli
obiettori con quelle di qualche gruppo politico che pure ne ha sostenuto
spesso le ragioni. E qui vedo un'ulteriore rischio per la scelta
nonviolenta.
La percezione di quanto ho sottolineato pur esiste nell'ambiente degli
obiettori, ma non se ne traggono tutte le conclusioni che si dovrebbe. Si
deve sganciare la scelta nonviolenta dal servizio civile, che oltretutto è
divenuto un osceno affare per il Terzo Settore, un'imposta nascosta che
grava sui cittadini chiamati alla leva a favore di cooperative sociali,
associazioni e piccoli enti pubblici. Si devono ritrovare con le ragioni
dell'obiezione nuove forme per la sua espressione, che non possono che
richiedere uno sforzo rivolto alle coscienze libere dei cittadini, non
adagiarsi sul comodo adempimento burocratico di routine che lo Stato offre
per addormentare le coscienze.
Grazie.
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Movimento per l'abolizone della leva obbligatoria |