SCRIVERE INSIEME UNA PAGINA DI LIBERTA'
MOVIMENTO PER L'ABOLIZIONE DELLA LEVA OBBLIGATORIA MILITARE E CIVILE

Contributi


Obiezione di Coscienza e Servizio Civile di Leva
di Massimiliano Bardani

In queste brevi righe vorrei portare nel dibattito circa l'abolizione della leva obbligatoria il particolare punto di vista di un obiettore di coscienza che ha già svolto il servizio civile e che continua ad essere attivo sostenitore della scelta nonviolenta. Particolare perché mi sembra che pochi, anche nelle associazioni che più da vicino si occupano di obiezione di coscienza, si siano resi conto dei rischi che presenta per al scelta non violenta l'abbinamento, oramai quasi necessario a livello di percezione sociale, fra obiezione di coscienza e servizio civile di leva. Mi sembra che non si veda, o non si voglia vedere, come il fatto che l'obiezione sia uscita dalla torre eburnea della testimonianza individuale per divenire fenomeno sociale e politico di rilievo, grazie al servizio civile, sia ora superato dal rischio che tale via entri nella morta gora della routine quotidiana. Si corre il pericolo che la scelta politica ed etica a favore della nonviolenza si appiattisca, confondendosi, sulla scelta etica e sociale del servizio civile, perdendo capacità di incidere politicamente in futuro. La gente riconosce ora sì l'importanza del servizio civile, ma pochi sono consapevoli del valore dell'obiezione in sé, e questo ne limita le potenzialità di impatto politico.
Tutto ciò è particolarmente grave soprattutto in prospettiva futura, pensando ad una situazione in cui l'Esercito non avrà più tanto bisogno di uomini quanto di mezzi, in primis finanziari: sgancerà allora il servizio di leva e quello civile e l'obiezione, con il complesso di valori pacifisti ed in qualche modo da "civil disobedience" ad essa collegati, oramai sterilizzata nel servizio civile, non sarà più in grado di trovare forme alternative per esprimersi. Gli è che il servizio civile si ricollega ad un'idea di utilità sociale e di solidarietà che può fare a pugni con la scelta di seguire la propria coscienza, da individui prima ancora che da membri di una comunità. L'impegno sotteso al servizio civile è di tipo etico-sociale, più facilmente accetto alla mentalità borghese che non quello di tipo etico-politico implicito nella obiezione: il buon borghese può accettare il servizio civile che produca utilità, ma preferisce comunque eliminare qualunque problema di scelta eliminando la leva e pagando le tasse perché il Sovrano si faccia il suo esercito, senza apparentemente coinvolgersi con un impegno personale: è una forma soft di disimpegno politico (ho sentito sostenere spesso la non violenza come scelta di resa, di rifiuto del mondo pubblico, politico ed il servizio civile come possibilità di scegliere il male minore con un impegno più "privato", più sociale e quindi meno pubblico, politico: la nonviolenza invece ha per me una dimensione eminentemente politica, chiede l'azione politica non il rifugio nel sociale). L'obiezione chiama in causa questo impegno politico, che rimane ed anzi si rafforza se non deve esprimersi nella scelta relativa alla leva, ma nelle scelte politiche dell'obiettore come cittadino in grado di influenzare le scelte pubbliche. Con l'abolizione dl servizio di leva l'obiezione potrebbe in prima battuta risentire di un colpo di frusta negativo, in termini di percezione dell'opinione pubblica dei valori nonviolenti, ma questo solo se si leva troppo al servizio civile. Deve prendere piede l'idea che servono nuove e diverse forme politiche di espressione su cui puntare prima che l'obiezione di coscienza sia "annegata" dal servizio civile, ad esempio l'obiezione fiscale alle spese militari.
Del resto non vedo perché preferire un modello di esercito di leva ad uno di professionisti: si tratta non dissimilmente di due forme di organizzazione della violenza, cui anzi si aggiunge, in quello di leva, la violenza costituita dalla costrizione, dalla compressione della libertà di scelta. In quanto obiettori dovremmo ritenerli due modelli perlomeno indifferenti, a meno che non si vogliano identificare le posizioni degli obiettori con quelle di qualche gruppo politico che pure ne ha sostenuto spesso le ragioni. E qui vedo un'ulteriore rischio per la scelta nonviolenta.
La percezione di quanto ho sottolineato pur esiste nell'ambiente degli obiettori, ma non se ne traggono tutte le conclusioni che si dovrebbe. Si deve sganciare la scelta nonviolenta dal servizio civile, che oltretutto è divenuto un osceno affare per il Terzo Settore, un'imposta nascosta che grava sui cittadini chiamati alla leva a favore di cooperative sociali, associazioni e piccoli enti pubblici. Si devono ritrovare con le ragioni dell'obiezione nuove forme per la sua espressione, che non possono che richiedere uno sforzo rivolto alle coscienze libere dei cittadini, non adagiarsi sul comodo adempimento burocratico di routine che lo Stato offre per addormentare le coscienze.
Grazie.


Né Giusta Né Utile
E-mail: abolisci-leva@ngnu.org
Movimento per l'abolizone della leva obbligatoria